Salve a tutti! Sono sempre io, Susie e sono qua con voi per passare del tempo assieme, parlando di ciò che ci appassiona di più: il Budo.

Nell’articolo di oggi vorrei parlarvi del principio giapponese che ci lega tutti allo spirito del combattimento: il Go no Sen, Sen no Sen e Sensen no Sen.
Tale principio (poi capirete perché parlo di singolo principio e non di tre ben distinti principi) è insito nella pratica di qualsiasi “arte marziale” (anche qua vi sarebbe moltissimo di cui parlare, ma lascio tale argomento per altri futuri articoli) o forme di Budo. Il concetto è semplice: Go, Sen e Sensen delineano di fatti il rapporto tra noi e l’avversario; sottolineano lo scambio reciproco di energie tra noi e l’altro; creano ciò che noi aikidoka chiamiamo Awase (dal verbo giapponese awaseru) ossia l’armonizzarsi con l’altro. Tutto ciò perché quando definiamo Awase non lo dobbiamo intendere solamente con la nostra pratica dell’Aikido (nella sua forma Ki no Nagare) bensì la si dovrebbe interpretare come un modo universale di approcciarsi all’avversario. Ma avremo modo di parlarne dopo!

Iniziamo con il dire che il principio nacque dall’arte del Kenjutsu ossia con la spada e per la spada ed essa si diffuse nelle altre arti da combattimento come conseguenza del fatto che i guerrieri studiavano di base l’arte della spada prima di iniziare a specializzarsi in altre forme di combattimento. Poi ovviamente esistevano casi specifici come i monaci di Hozoin che imparavano ad usare il Bo, perseguendo così la tradizionale visione buddista del non usare armi offensive (di cui vi parlerò in futuro). Ma per la stragrande maggioranza dei casi, le varie scuole di Kenjutsu furono quelle a “dettare” legge all’interno del mondo militare giapponese Pre Meiji-Jidai. In realtà vi sarebbe realmente tanto da scrivere a tal proposito; in effetti ben pochi sanno che non tutti i samurai fossero guerrieri e maestri d’arme. La maggioranza di loro erano per lo più burocrati che gestivano le svariate faccende della loro regione e lavoravano sotto un’attenta gerarchia per il proprio Daimyo (Signore feudale). Si presume, o almeno così ho avuto modo di parlare con Sung Gyun Sensei, che solamente l’1% dell’intera popolazione dei Bushi (che del resto erano si e no tra l’1% e il 10% dell’intera popolazione giapponese ed il loro numero variava a seconda dell’epoca analizzata) sapesse maneggiare una spada e qua si parla dell’Edo Jidai! Ma senza andare troppo fuori “tema”, ritorniamo al nostra argomento principale.

Il suddetto principio di Go no Sen, Sen no Sen e Sensen no Sen, seppure appaia in diverse forme e arti da combattimento (arrivando tra l’altro a influenzare visibilmente anche altre tipologie di attività, sportive e non sportive come ad esempio le strategie che vediamo applicare nel gioco del Calcio ma anche del Tennis!) nacque di fatto dall’arte della spada. E qua precisiamo che la codifica del principio scaturì dall’uso della spada.
Ma cosa di cosa parliamo? Cosa sono questi termini.
Iniziamo ad introdurli passo per passo!
Partiamo dal definire la parola SEN

Sen altri non è che la percezione, la conoscenza, l’intuizione, la sensazione, il presentimento, la comprensione di ciò che sta accadendo e accadrà. E’ probabilmente la più importante sensazione (per l’appunto) che un guerriero o atleta dovrebbe avere e imparare ad ascoltare a far suo.

Con la parola GO, invece intendiamo la durezza e la saldezza in cui affrontiamo l’avversario o l’evento che stiamo vivendo. Difatti quando parliamo di Go no Sen si intende che agiamo dopo che l’attacco/evento è già scaturito e si è messo in azione. Con questo, si badi, non intendiamo che reagiamo ad un input. Assolutamente no! Piuttosto iniziamo l’azione di nostra volontà a seguito dell’input che ci viene dato. Per i profani potrebbe apparire che siano le stesse cose, ma per chi combatte, agire e reagire sono due cose nettamente diverse e distinte, visto che in una siamo sempre noi a prendere in mano l’azione, decidendo noi il moto degli eventi successivi all’atto; altresì reagire è sempre succube dell’attività dell’altro e quindi non siamo mai noi a decidere di agire ma ci muoviamo a seconda della sua iniziativa! E tutto ciò è importante ricordarselo.
Quando parliamo invece di Sen no Sen, di fatti stiamo definendo lo Awase nella sua forma più perfetta. L’azione di uno è sincrona con l’azione dell’altro ed entrambi ci muoviamo assieme, spinti dal medesimo intento. Se nel Go no Sen attendo che l’altro faccia il primo movimento o mossa, nello Sen no Sen mi muovo assieme a lui, nel medesimo istante.
Per capire meglio tale concept, ritorniamo all’arte della spada. Quando l’avversario da una fase semi statica di guardia (dove anche io tengo una guardia semi statica) decide di muoversi, se mi decido di agire appena il suo baricentro si è spostato, allora sto praticando il Go no Sen; altresì se in comune accordo ci muoviamo assieme per un attacco contemporaneo, nella pienezza dello spirito dello Ai Uchi no Ken (di cui parleremo in futuro), allora stiamo vivendo il Sen no Sen!
Ma allora il Sensen no Sen cosa è?

Di fatti si ha un Sensen no Sen quando siamo noi ad agire in quello che oggi giorno, nel gergo militare moderno, si chiamerebbe “attacco preventivo”; ossia siamo noi ad attaccare per primi, cogliendo l’altro impreparato e creando così di conseguenza una sua reazione! Sì, reazione e non azione. Perché i non adepti all’arte del combattere, non hanno quel tipo di allenamento da poter vivere il Go no Sen per reagire all’attacco improvviso dell’altro!
Ma allora il Sensen no Sen è migliore del Go no Sen? O è migliore il Go no Sen? E i “guerrieri” che conoscono entrambe?
Quante domande! Ma abbiamo le risposte, dateci dalla pratica del Daito Ryu!
La risposta è semplice: non esiste un migliore dell’altro. Il combattimento è un continuo scambio relazionale tra due o più avversari (da qui l’idea che sia un’Awase continuo). In questo continuo flusso vi saranno momenti in cui una persona usufruirà del Sensen no Sen mentre in altri momenti applicherà il Go no Sen. Ovviamente, in un micidiale duello tra spade, un’azione potrebbe essere la decisiva. Ma in un contesto più teorico, le due fasi, ossia di Sensen no Sen e Go no Sen coesistono o meglio possono coesistere; e se uno distrugge l’altro, la fine del duello sarà esclusivamente influenzato dalla capacità di ciascuno dei duellanti.
La cosa affascinante è che questo continuo flusso in Sensen no Sen e Go no Sen che potremmo identificare come un continuo flusso tra le forze Yo e le forze In (ossia Yang e In), porterà i duellanti a vivere il massimale del loro “rapporto” (duello) che per l’appunto è lo Awase perfetto ossia il Sen no Sen. Questo perché nello Sen no Sen non esiste più Go no Sen o Sensen no Sen; esistono solamente due persone (o più) che combattono e divengano ciò che nel Daito Ryu vengono chiamati giustamente i praticanti: Aite (ossia l’altro). Tutto ciò perché nel Daito Ryu non esiste di fatti il Tori/Nage/Shite e l’Uke (vi consiglio di andarvi a leggere il mio articolo sul ruolo dell’Uke!), bensì esiste solamente l’Aite ossia una persona che può essere Tori/Nage/Shite e l’Uke nel medesimo istante e momento. Ma avremo modo di parlarne nei prossimi articoli!
Ma abbiamo parlato di 3 fasi ben distinte! Come mai hai scritto 1 principio?
Come avete visto, sono 3 le fasi ma il principio del continuo scambio (ossia dello Awase) è uno solo e come per tutte le cose legate al rapporto relazionale dello In/Yo (In/Yang), tutte le tre fasi coesistono assieme e non potrebbero essere scisse le une dalle altre, formando di conseguenza un unico principio che identifica il combattimento.
E con questo chiudo l’articolo, invitandovi a seguirci sempre su queste pagine. Come sostiene Sung Gyun Sensei, scriveremo molto e spesso; tutto ciò perché vogliamo condividere quanto abbiamo appreso con tutti voi, cari lettori e lettrici.
Dalla Sardegna, vi saluto e vi auguro un buon 2020!
Susie Jo
